Il termine STEM deriva dall’inglese ‘Science, Technology, Engineering e Math’. Non è che un acronimo delle discipline scientifico-tecnologiche della scienza, della tecnologia, dell’ingegneria e della matematica.
La sua creazione risale al 2001 ed avvenne per mano della National Science Foundation (un’agenzia governativa statunitense).
Con STEM viene presentata una nuova filosofia educativa, fondata su applicazioni reali ed autentiche.
Non è definibile come una metodologia innovativa del processo dell’insegnamento, poiché la sua vera innovazione risiede in realtà nel proporre una revisione delle metodologie didattiche utilizzate finora con lo scopo di riuscire ad integrare discipline scientifiche e non.
Lo studio STEM inoltre promuove un approccio alle materie scientifiche particolare, finalizzato al problem solving.
L’approccio transdisciplinare che STEM propone, nasce dall’idea di voler riflettere la vita reale dove ogni giorno nascono e crescono problematiche. É vero infatti che in questa realtà, fatta di numerose attività che non ammettono frontiere tra le singole discipline, è impensabile credere di trovare sempre una soluzione mediante l’applicazione di singole conoscenze.
Con STEM gli studenti terminano finalmente di classificare in singole “materie” ciò che hanno imparato e cominciano ad utilizzare tutte le conoscenze e abilità che hanno assimilato nel corso del tempo (sviluppo delle competenze).
Una simile integrazione tra le varie discipline richiede una modalità di apprendimento attiva, perfetti esempi sono:
• Il tinkering: propone un approccio costruzionista all’insegnamento delle discipline scientifiche. Si “impara facendo”. Lo scopo è quello di esprimersi e sperimentare, realizzando oggetti con materiali poveri, puntando più sul processo che sul risultato.
• L’ apprendimento creativo del Lifelong Kindergarten, che si regge su quattro pilastri (projects, passion, peers, play);
• TEAL (Technology Enhanced Active Learning, le “tecnologie per l’apprendimento attivo”), una metodologia didattica che unisce la classica lezione frontale con simulazioni pratiche al computer all’interno di laboratori specializzati.
ANALIZZIAMO ALCUNI PRO E CONTRO
Riassumendo possiamo dunque dire che uno dei maggiori punti a favore di STEM risiede nel fatto che i bambini sin da subito comprendono come le singole discipline confluiscano in realtà in un sapere unico e si preparano in questo modo ad affrontare ogni difficoltà che incontreranno nel tempo nei più svariati campi.
STEM riesce anche a sviluppare negli studenti le cosiddette 4 C: creatività, collaborazione, pensiero critico e comunicazione.
D’altra parte però questo processo educativo presenta degli ostacoli:
• mancanza di risorse da investire nel settore tecnologico;
• adottare un sistema di valutazione adeguato;
• difficoltà nella ricerca di docenti interessati ad insegnare STEM.
E tu cosa ne pensi? Ti sarebbe piaciuto sperimentare a scuola questa nuova filosofia dell’ insegnamento? Ritieni che sia valida e soprattutto utile per il futuro dei ragazzi?
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